Il 18 aprile 1861, pochi mesi dopo la proclamazione del Regno d’Italia, il Parlamento italiano fu teatro di un acceso scontro tra due figure chiave del Risorgimento: Camillo Benso di Cavour e Giuseppe Garibaldi. Questo confronto segnò una frattura definitiva tra i due leader, evidenziando le divergenze sulla strategia politica per completare l’unificazione italiana. Ma cosa accadde esattamente quel giorno? Quali furono le conseguenze di questo scontro?
Dopo l’unificazione, Garibaldi venne eletto deputato nel primo Parlamento italiano. Cavour, ora Presidente del Consiglio, era determinato a consolidare l’unità sotto la monarchia sabauda, evitando conflitti con la Francia e la Chiesa. Tuttavia, Garibaldi riteneva che l’Italia non fosse veramente unificata senza Roma e Venezia, mentre Cavour temeva che una presa di Roma avrebbe provocato un conflitto con Napoleone III. Il 18 aprile 1861, Garibaldi intervenne in Parlamento accusando Cavour di aver tradito il movimento nazionale cedendo Nizza alla Francia. Lo definì “l’uomo che ha venduto la sua patria”, facendo riferimento altrattato di Plombières . Il suo attacco fu diretto e violento, suscitando reazioni contrastanti tra i deputati. Cavour, pur mantenendo la calma, rispose con un discorso diplomatico. Sostenne che la cessione di Nizza era stata necessaria per ottenere l’alleanza francese e che, senza quel sacrificio, l’unificazione non sarebbe stata possibile. Ribadì inoltre che la questione di Roma doveva essere affrontata con cautela, attraverso negoziati diplomatici piuttosto che con azioni militariavventate. Questo scontro sancì definitivamente la frattura tra i due leader:
- Garibaldi, indignato, lasciò il Parlamento e si ritirò a Caprera.
- Cavour continuò a lavorare per consolidare l’unificazione sotto la monarchia, ma morì improvvisamente il 6 giugno 1861, senza risolvere la questione di Roma.
In conclusione, lo scontro tra Cavour e Garibaldi fu un momento cruciale nella storia politica italiana. Mentre Cavour perseguiva una strategia diplomatica, Garibaldi incarnava l’anima rivoluzionaria del Risorgimento. Questo episodio evidenzia le difficoltà nel completare l’unificazione italiana e le tensioni tra i diversi protagonisti del processo.
Fonti e approfondimenti
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Mole24
Fondazione Magna Carta
Cinquantamila.it
Greetings by @kork75👋
Ne parla Barbero nelle sue conferenze Cavour era un nobile ricco che conosceva meglio il francese che l'italiano, Garibaldi un uomo di popolo.
Però senza il secondo forse l'Italia si sarebbe fatta lo stesso, senza il Conte sicuramente no.
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In pratica prima del Regno d'Italia a Torino era quasi la lingua ufficiale il francese. Giusta osservazione quella sul Conte: Garibaldi le sue battaglie le aveva già combattute prima della "spedizione dei mille".
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