A sinistra, Beppe Marotta, Save the Dream from Doha, Qatar, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons
A destra, Gabriele Gravina, Quirinale.it, Attribution, via Wikimedia Commons
Sullo sfondo, l'Allianz Stadium di Torino, forzaq8 from kuwait, kuwait, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons
RITORSIONI IN VISTA |
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Circa due anni fa il movimento calcistico italiano ha ricevuto una delle poche belle notizie dell'ultimo periodo: l'UEFA aveva infatti assegnato congiuntamente l'organizzazione degli Europei 2032 proprio al Belpaese, in collaborazione con la Turchia.
In realtà i nostri si erano inizialmente candidati in solitaria, ma l'impossibilità nel fornire dieci stadi che rispettassero i parametri decisi da Nyon entro la data di scadenza prevista aveva fatto propendere per più miti consigli e per l'unione delle forze con il Paese a cavallo del Bosforo.
Tutto il seguito del "Circo Gravina", invece di vergognarsi per la prima brutta figura, come da tradizione aveva sottolineato solo gli aspetti positivi della vicenda: eravamo stati scelti superando altre candidature eccellenti e, cosa da non sottovalutare, l'Italia avrebbe, almeno per una volta, saltato le forche caudine delle qualificazioni, nelle quali sempre più spesso sta lasciando la pelle (il rigore negato all'Ucraina nella partita decisiva del girone di qualificazione ad Euro 2024 grida ancora vendetta).
La BayArena di Leverkusen, teatro della partita tra Ucraina e Italia del 20 novembre 2023 (0-0) che ha permesso alla nazionale azzurra di qualificarsi per gli Europei grazie ai risultati degli scontri diretti. Arne Müseler / www.arne-mueseler.com, CC BY-SA 3.0 DE, via Wikimedia Commons
Dopo aver fatto registrare un Europeo fallimentare ed essersi ritrovata con un piede e mezzo fuori anche dai prossimi mondiali, l'Italia del pallone targata Gravina e soci sembra tuttavia non aver ancora finito di collezionare figuracce.
In questi giorni l'UEFA sta infatti completando le ispezioni degli impianti destinati ad accogliere la manifestazione in programma tra sette anni, e la realtà certificata dai suoi ispettori è piuttosto triste: in Italia esiste un solo stadio idoneo ai parametri voluti da Nyon per ospitare le grandi manifestazioni sportive, l'Allianz Stadium di Torino.
E il tanto decantato impianto milanese di San Siro, definito la "Scala del calcio"? E lo stadio del CONI, l'Olimpico di Roma? E che dire di quello di Napoli, dove gioca la squadra campione d'Italia del sempre premiato Aurelio De Larentiis, definito dallo stesso Gravina come "un modello da seguire"?
Una vista interna dell'Allianz Stadium di Torino, di proprietà della Juventus. Gabriele Barberis, CC BY-SA 3.0 IT, via Wikimedia Commons
Tutti sonoramente bocciati. Per alcuni di essi, compresa la "casa" di Inter e Milan, si è parlato addirittura di interventi strutturali talmente impattanti da rendere molto difficile l'eleggibilità del capoluogo lombardo come città ospitante di Euro 2032. In altre parole, si farebbe prima a costruire uno stadio nuovo, che ad ammodernare quelli esistenti.
Le società e tutto il movimento del pallone tricolore del resto spingono da tempo per l'emanazione di una cosiddetta "Legge sugli stadi", ovvero sulla concessione di denaro pubblico per l'ammodernamento degli impianti sportivi in Italia, che è bene ricordare essere nella stragrande maggioranza dei casi di proprietà dei vari comuni.
Rarissima da noi infatti è la cultura dello stadio di proprietà, che coinvolge solamente sette club professionistici (Juventus, Atalanta, Sassuolo, Udinese, Cremonese, Albino Leffe e Frosinone) ed in questo quadro desolante si gioca da anni ad attendere aiuti statali che con buona probabilità non arriveranno mai.
Una vista interna dello Stadio "Atleti Azzurri d'Italia" di Bergamo, di proprietà dell'Atalanta. Vincenzo.togni, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons
Club virtuosi che fungerebbero da traino di un intero movimento ma che invece di essere premiati vengono sempre più spesso osteggiati. L'invidia verso chi è più lungimirante ed è riuscito a costruire basi solide è tipica del mondo calcistico italiano: se in Spagna non si sognerebbero mai, ad esempio, di danneggiare il Real Madrid o il Barcellona, locomotive dell'intero movimento, da noi più volte in passato non si è esitato ad abbattere un "nemico" la cui unica colpa era quella di viaggiare troppo più forte degli "amici".
Succederà di nuovo? Probabilmente, rimanendo l'attuale stato di cose e i suoi vergognosi personaggi ad amministrarlo, la risposta non può che essere affermativa. Anzi, se fossi in uno dei dirigenti della Juventus comincerei a preoccuparmi seriamente: vuoi che non si trovi qualche altro PM odiatore che avvii un'indagine sulla scarsa sicurezza dell'Allianz Stadium con lo scopo di farli chiudere?
Della serie, "muoia Sansone con tutti i filistei". O meglio, solo il filistei, perché a salvare Sansone c'è sempre qualcuno che ci pensa.
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